ASOCIACIÓN CULTURAL DANTE ALIGHIERI

DANTE ALIGHIERI

 

DANTE, PADRE DELLA LINGUA ITALIANA

 

In una comunicazione all’Accademia della Crusca intitolata “Dante e la lingua italiana”, Ignazio Baldelli, uno dei più grandi studiosi dell’opera di Dante, presentò il suo argomento trasformando il titolo in un apodittico “Dante è la lingua italiana”.

 

Petrarca definì l’Alighieri dux nostri eloquii vulgaris iniziando così una carrellata di innumerevoli giudizi del tipo che conflussero poi nella definizione di Dante come “padre della lingua”. 

 

Le ragioni della sostanziale identità tra il nostro massimo poeta e la lingua italiana, non si limitano al semplice censimento dei numerosi prestiti danteschi entrati stabilmente nell´italiano.

 

Le ragioni si giustificano quando si considera, da un lato la capacità di Dante di estendere enormemente il campo della poesia con una enciclopedia in grado di rappresentare tutte le sfumature del reale; dall´ altro, la sua geniale responsabilità nella conversione del problema poetico in questione lingüística (Contini), e il conseguente sforzo nella promozione del volgare.

 

La proposta teorica, linguistica e retorica di Dante avrà per almeno due secoli un´influenza molto limitata  La diffusione massiccia e immediata di tutta l´opera poetica dantesca e il suo essere avvertita fin dal principio come “classica” preparerà il processo di imitazione più o meno stretta, con l´unificazione linguistica sulla base del fiorentino letterario del Trecento, pure con la congiunta diffusione di due altri poeti classici, Boccacccio e Petrarca.

 

CRONOLOGIA

 

1265 – Dante Alighieri nasce a Firenze il 18 maggio da Alighiero di Bellincione e da Bella (forse della famiglia Abati).

La famiglia, di modeste risorse econimiche, appartiene alla più antica nobiltà fiorentina.

All´età di cinque o sei anni perde la madre e, dalla nuova unione del padre con Lapa di Chiarissimo Cialuffi nascono i fratellastri Francesco e Gaetana.

 

1274 – All´ età di nove anni Dante incontra per la prima volta Beatrice, detta Bice, figlia di Folco Portinari, e se ne innamora. La gentildonna fiorentina andrà in sposa a Simone de´ Bardi.

Dante ne riceverà il saluto in un altro incontro, nove anni dopo, come narra nella Vita Nuova: “questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne,...e passando per una via, volsi gli occhi verso quella parte ov´io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia .....mi saluto e molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti i termini de la beatitudine.

 

1283/1286 – Dante si sposa con Gemma di Manetto Donati, e ha tre figli: Pietro, Jacopo e Antonia. Il matrionio con Gemma Donati era stato preparato dal padre Alighiero fin dal 1277, pochi anni prima della sua morte, avvenuta probabilmente intorno al 1281.

 

1289 – Dante si è formato una solida e profonda cultura, apprendendo l´ arte della retorica da Brunetto Latini, che compare nel XV canto dell´ Inferno, ed entrando in corrispondenza con i più cellebri intellettuali fiorentini, alcuni dei quali Dante stesso, nella Commedia, vorrà riunire sotto la “corrente poetica”da lui definita “Dolce stil novo”

 

1290 – L´ 8 giugno muore Beatrice, ispiratrice e punto di riferimento morale e spirituale del poeta. La morte della donna provoca in Dante una forte crisi religiosa, dalla quale riuscirà a risollevarsi dedicandosi allo studio della filosofia e della teologia. Comincia ad allontanarsi dal suo “primo amico”, l´ aristocratico poeta stilnovista Guido Cavalcanti, al quale era legato da profonda amicizia.

 

1292/1293 – A questo periodo viene fatta risalire la prima opera di Dante, la Vita nuova, che raccoglie una serie di rime composte nei dieci anni precedenti, unite da un commento in prosa. Racconta l´ esperienza amorosa vissuta dal poeta dal primo incontro con Beatrice, fino a dopo la morte di lei.

 

1295 – Dante entra nella vita pubblica fiorentina. È eletto nel Consiglio speciale del popolo. Neli anni seguenti partecipa attivamente alla vita politica della città che vive un perìodo quanto mai difficile e turbolento, divisa dalle lotte tra le fazioni dei Bianchi (a cui apparteneva Dante) e Neri.

 

1300 – Il poeta viene eletto priore per il bimestre 15 giugno – 15 agosto, e su suo consiglio vengono esiliati dalla città i capi delle fazioni dei Neri e dei Bianchi.

 

1301 – Nel tentativo di placare le ire di papa Bonifacio VII e di evitare l´ invasione del principe francese Carlo di Valois, Dante viene invitato come ambasciatore presso il pontefice dal quale viene trattenuto a Roma mentre a Firenze, fidandosi del falso paciere Carlo di Valois, il 1º novembre apre le porte ai francesi. I fuori usciti neri, comandati da Corso Donati, ritornano in città il giorno 5, rovesciando il governo e si abbandonano al saccheggio e alla vendetta. Le casa Alighieri sono le prime ad essere devastate.

 

1302 – I Neri iniziano una serie di processi contro gli oppositori politici. Il 27 gennaio Dante, accusato di baratteria, cioè, d´inganno e di oppossizione al pontefice e al Valois, viene condannatoa pagare una multa di 5000 fiorini, al confino per due anni e alla privazione perpetua dagli uffici pubblici. Invitato a discolparsi entro il 10 marzo, Dante rifiuta di presentarsi ed è per questo condannato in assenza alla confisca dei beni e al rogo. Non tornerà mai più nella sua Firenze.

 

1303 – Il poeta è a Forlì ospite di Scarpetta degli Ordelaffi e poi a Verona alla corte di Bartolomeo della Scala. Durante i primi tempi dell´esilio non cede alla rassegnazione e cerca di riorganizzare i Bianchi, nel tentativo di tornare a Firenze.

 

1304 – Il nuovo papa Benedetto XI, incarica il cardinale Niccolò da Prato di condurre le trattative di pace tra le fazioni fiorentine, e Dante è tra i consiglieri di parte bianca residenti ad Arezzo. L´associazione con gli altri esiliati ha breve durata poiché il poeta irritato dall´inefficienza dei compagni di sventura decide di “far parte per sé stesso” e di dedicare tutto il proprio impegno alla composizione di grandi opere: il Convivio, trattato filosofico composto con decisione rivoluzionaria in volgare anziche in latino e De vulgari eloquentia, in cui parla delle origini e della storia del linguaggio.

 

1305/1309 – In questi anni di intensa operosità Dante è costretto a peregrinare da una corte all´altra, tormentato dalla nostalgia per Firenze. Trova ospitalità a Treviso, poi a Padova, in Lunigiana e in Casentino. Si trasferisce poi a Bologna e anche a Lucca. Qui Dante, intorno al 1308, inizia la composizione dell´Inferno, continuata nel secondo soggiorno a Casentino.

 

1310/1313 – La discesa in Italia dell´imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, riconosciuto re dei romani da papa ClementeV, rinnova nel poeta la speranza di poter finalmente fare ritorno a Firenze. Convinto sostenitore della politica dell´imperatore, volta a suo avviso a ristabilire pace e giustizia nella penisola, scrive ai “Signori e Comuni d´Italia” una lettera in cui invita ad accogliere Arrigo VII. Assediata nel 1312 dalle truppe imperiali, Firenza non cede, incoraggiata dal sostegno papale e da quello del re di Francia Filippo il Bello e del re di Napoli, Roberto d´Angiò.

Il 24 agosto1313, Arrigo muore improvvisamente, e con lui si spengono anche le speranze di Dante che, terminata la stessura del Purgatorio tra il 1312 e il 1313, si allontana definitivamente dalla Toscana.

 

1314/1318 - Per cinque anni risiede a Verona, alla corte di Cangrande della Scala, al quale dedica il Paradiso. In questi anni scrive anche iltrattato latino Monarchia, dove espone le proprie idee politiche.

Nel frattempo, a Firenze, le cose sembrano mettersi male per i Neri, minacciati da Uguccione della Faggiuola, capo dei ghibellini toscani. Il governo cittadino, con l´intendimento di spezzare il fronte dei nemici esterni, provvede a mitigare le pene degli esiliati, ma Dante rifiuta di accettare le umilianti condizioni proposte e così, il 16 novembre 1315 si vede confermare la condanna capitale, estesa questa volta ai figli.

 

1318/1321 – Nel 1318, accompagnato dai figli, lascia Verona e si trasferisce a Ravenna, ospite di Guido Novello da Polenta. Nel 1319 e nel 1320 scrive due Egloghe rivolte all´erudito Giovanni Virgilio, in cui conferma e rafforza le sue tesi a sostegno del volgare.

Il 14 settembre 1321, di ritorno da un´ambasceria a Venezia, per conto di Guido Novello, Dante muore a Ravenna, dove tuttora riposano le sue spoglie, invano più volte richieste dai fiorentini.